PENSIERI

17 gennaio 2002

 

 

UMILTA’

”Chi è pienamente consapevole dei propri limiti e non si inorgoglisce per le proprie qualità, virtù o meriti personali o per i successi che consegue, né tanto meno ricerca la fama, la gloria e la ricchezza”.

Questa è la definizione di “umile” data dal vocabolario.
In quasi tutte le discipline esoteriche si fa spesso riferimento all’umiltà, all’importanza di non farsi ingannare dai falsi desideri, dalle deviazioni (dal percorso che ognuno deve fare) provocate dalla volontà di possedere ciò che è materiale e che, inevitabilmente, un giorno lasceremo qui.
Soprattutto nella meditazione e nel Buddismo si parla di essenza, di semplicità, di come tutto ciò che ci serve è già in noi. San Francesco lo predicava 800 anni fa, Gesù 2000 anni fa, ed i monaci tibetani da ancora prima. Eppure molte, troppe sono le persone che, pur avendo intrapreso la strada della meditazione, o di altre discipline che predicano l’umiltà, sono ben lontane dall’essere umili. Anzi spesso proprio dopo aver iniziato un percorso hanno cominciato a sentirsi superiori agli altri, alle persone che non hanno ancora intrapreso la loro stessa strada, e quindi….. da “buoni” maestri dispensano i loro insegnamenti.

Ma perché è così difficile essere umili? Non ho la risposta certa a questa domanda, forse perché neppure io sono umile, ma credo che alla base ci sia la nostra incapacità di essere in armonia con noi stessi, e quindi si viva sempre nella competizione. Facciamo i lupi con chi riteniamo inferiore a noi (e qui dovremmo chiederci con quale metro di misura e quale autorità possiamo giudicare un altro essere come inferiore a noi), e facciamo le pecore con chi pensiamo sia a noi superiore.
Proviamo a chiederci, a chiedere al nostro cuore, perché non siamo umili, è probabile che la risposta ci arrivi. Metterla in pratica poi non sarà semplice, ma già avere una risposta ci avrà fatto fare un balzo in avanti.

Patrizio Assi